Rispetto
alle differenti impostazioni generali del pensiero che si manifestano
in una popolazione, vi sono due tipi di Stato: quello esclusivo,
secondo cui una soltanto di esse è legittima, e quello inclusivo,
che riconosce a tutte il diritto di trovare espressione e di
partecipare alle decisioni importanti. Questo secondo tipo, dopo
secoli di vicissitudini spesso tragiche, sembra oggi essersi
definitivamente affermato nei Paesi che, anche per questo motivo, si
definiscono progrediti.
Al
problema dei frequenti disaccordi sulle decisioni di interesse
pubblico che inevitabilmente si pone con l'adozione del modello
inclusivo, la risposta principale sta nel sistema della competizione
elettorale periodica fra le rappresentanze politiche, con l'intento
di far sempre prevalere il punto di vista di volta in volta
maggioritario. Non che la maggioranza, fosse pure assoluta, sia
infallibile, ma l'adagio secondo cui sbagliando si impara vale per la
collettività come per il singolo: in caso di errore o di inadeguatezza, si può
cambiare linea abbastanza agevolmente, e migliorare.
È un principio di evoluzione culturale e sociale, un
lento processo che in futuro potrebbe dar luogo ad una coscienza
collettiva abbastanza elevata ed omogenea da rendere obsoleto anche
il sistema attuale: come alle repressioni di un tempo sono succedute le attuali baruffe, così anche queste allora si estinguerebbero, lasciando l'intero campo alla logica e al dialogo.
Nessun commento:
Posta un commento