mercoledì 16 novembre 2016

Potere del popolo

  Se l'essenza della democrazia è l'accessibilità di tutti i cittadini alla decisione politica, anche se ne considerassimo solo le forme dirette, allora la democrazia non è l'essenza della società giusta. Questo solo diritto non garantisce automaticamente l'insieme dei diritti reali, che sono altri, come l'inviolabilità della persona, la legittima proprietà, l'equa retribuzione in cambio di lavoro, l'istruzione di base, le cure mediche, la manifestazione del pensiero, la legittima associazione, l'azione in giudizio; l'uno e gli altri sono chiaramente riconosciuti nelle costituzioni avanzate, ma se, per ipotesi, una procedura del tutto differente avesse la forza di garantire i diritti reali in misura superiore, chiunque avesse altro mestiere potrebbe fare a meno della partecipazione politica senza subirne alcun trauma. Se ci trovassimo di fronte ad un aut aut tra il diritto di voto ed il perfetto funzionamento della giustizia, saremmo folli se non scegliessimo il secondo. Immaginiamo che quello di comprendere al meglio il diritto e l'interesse comune sia il prodotto di talento e preparazione, come lo è, al livello professionale, suonare il pianoforte o giocare a tennis: in tal caso, sarebbe possibile un esercizio del potere politico vincolato semplicemente ad esami, apprendistato e promozioni. Non per questo parlamentari e governanti, se manifestassero un decadimento nella qualità del loro operato, sarebbero inamovibili, poiché, come negli altri campi, il giudizio, l'influenza e gli strumenti a disposizione portano a gratificare i meriti ed a penalizzare le mancanze e le storture.
  Se, invece, intendiamo con democrazia la garanzia dei diritti reali per tutti i membri di una società, passando cioè da un concetto procedurale ad uno sostanziale, l'equivalenza che cercavamo è posta. Il δῆμος è l'intera popolazione di un territorio, senza esclusioni in basso, come avveniva nelle antiche democrazie greche e nella Roma repubblicana, né in alto, come nell'accezione medievale e moderna; c'è democrazia laddove il κράτος fondamentale appartenga a tutti, indipendentemente dall'ordinamento politico.

mercoledì 2 novembre 2016

Ex colonie

      È passato all'incirca mezzo secolo da quando ebbe quasi ovunque termine la sovranità delle potenze coloniali europee in Africa e in Asia, con il consenso di tutte le parti in causa. L'indipendenza fu però fortemente limitata dagli interessi in loco degli ex colonizzatori e degli Stati Uniti, che, nel quadro della guerra fredda, ostacolarono la via socialista a una possibile uscita dalla condizione di sudditanza e di povertà in cui versava la stragrande maggioranza delle popolazioni locali. A ciò si aggiungeva il mantenimento, nel passaggio all'indipendenza, di confini che erano stati tracciati senza considerare le omogeneità e le differenze tra i gruppi, per cui la funzione sociale delle tradizioni, già ampiamente scemata, si trasformò in un ostacolo alla pace. Tutto ciò si è tradotto in un caos e in un orrore che continua tutt'oggi, e che si è anzi esteso alle acque del Mediterraneo, dove spesso ha tragicamente termine la fuga dal dilagare delle ingiustizie e delle violenze.
  Il massimo obbiettivo, da parte di tutti, dovrebbe essere la rimozione delle cause che spingono alla migrazione di massa: è dunque indispensabile che i Paesi d’origine conoscano un grande progresso sociale, economico, politico e culturale. Da parte dell’Europa, è necessario adeguare le relazioni con chi risponde direttamente della situazione: non è tollerabile alcuna connivenza con governi dittatoriali, né va assecondata l'ipocrisia di quelli solo formalmente democratici. Va impedito che gli aiuti economici finiscano nella voragine della corruzione. Devono sorgere nuove personalità politiche di alto profilo, accolte con favore leggi che sanciscano la proprietà pubblica delle più importanti risorse naturali dei Paesi, perché favoriscano il benessere delle popolazioni, incentivati gli investimenti lungimiranti e la salvaguardia dell'ambiente. Gli eventuali interventi armati internazionali devono svolgersi ponendosi sempre dalla parte di chi subisce. Da parte loro, le popolazioni locali devono superare lo stadio della fuga verso l’Europa o l’Occidente come unica speranza, spesso illusoria, o peggio, quello del terrore in nome di principi retrivi. Esse devono comprendere il valore della lotta per i diritti democratici, contro le violazioni dell'interesse generale di chi persegue solo il proprio effimero vantaggio individuale, qualunque sia il suo colore.