È
passato all'incirca mezzo secolo da quando ebbe quasi ovunque termine la
sovranità delle potenze coloniali europee in Africa e in Asia, con il
consenso di tutte le parti in causa. L'indipendenza fu però fortemente limitata
dagli interessi in loco degli ex colonizzatori e degli Stati Uniti, che, nel quadro
della guerra fredda, ostacolarono la via socialista a una possibile uscita
dalla condizione di sudditanza e di povertà in cui versava la stragrande
maggioranza delle popolazioni locali. A ciò si aggiungeva il mantenimento, nel
passaggio all'indipendenza, di confini che erano stati tracciati senza
considerare le omogeneità e le differenze tra i gruppi, per cui la funzione
sociale delle tradizioni, già ampiamente scemata, si trasformò in un ostacolo
alla pace. Tutto ciò si è tradotto in un caos e in un orrore che continua
tutt'oggi, e che si è anzi esteso alle acque del Mediterraneo, dove spesso ha
tragicamente termine la fuga dal dilagare delle ingiustizie e delle violenze.
Il massimo obbiettivo, da parte di tutti,
dovrebbe essere la rimozione delle cause che spingono alla migrazione di massa:
è dunque indispensabile che i Paesi d’origine conoscano un grande progresso sociale, economico,
politico e culturale. Da parte dell’Europa, è necessario
adeguare le relazioni con chi risponde direttamente della situazione: non è tollerabile
alcuna connivenza con governi dittatoriali, né va assecondata l'ipocrisia di
quelli solo formalmente democratici. Va impedito che gli aiuti economici finiscano
nella voragine della corruzione. Devono sorgere nuove personalità politiche di
alto profilo, accolte con favore leggi che sanciscano la proprietà
pubblica delle più importanti risorse naturali dei Paesi, perché
favoriscano il benessere delle popolazioni, incentivati gli investimenti lungimiranti
e la salvaguardia dell'ambiente. Gli eventuali interventi armati internazionali
devono svolgersi ponendosi sempre dalla parte di chi subisce. Da parte loro, le
popolazioni locali devono superare lo stadio della fuga verso l’Europa o l’Occidente
come unica speranza, spesso illusoria, o peggio, quello del terrore in nome di principi
retrivi. Esse devono comprendere il valore della lotta per i diritti
democratici, contro le violazioni dell'interesse generale di chi persegue solo
il proprio effimero vantaggio individuale, qualunque sia il suo colore.
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