In uno Stato retto da un regime
autoritario, verso il quale la fiducia della popolazione dev’essere totale, dove
glorificare il capo è obbligo, chi critica o dissente è punito con la massima
durezza, i partiti d’opposizione sono illegali e il parlamento non c’è, o è
sottomesso, non basta che una parte più o meno considerevole dei provvedimenti
presi dall’autorità sia buona e giusta: per giustificare una tale assolutezza,
il governo dovrebbe essere infallibile.
Com’è noto, però, l’infallibilità non rientra nelle qualità umane, e l’errore
ha conseguenze tanto più disastrose quanto più grande è il dominio di chi lo commette.
Ciò spiega in gran parte il destino fallimentare di questi regimi. Le cose
vanno meglio, quanto a durata, laddove una popolazione creda in un grande e
giusto dio, il quale abbia dettato le spiegazioni e i regolamenti fondamentali
a uno o più uomini, profeti o discepoli, e della cui volontà il governo
politico sia il tramite temporale. Questo dio sarebbe infallibile per sua
natura, e non credere in lui, bestemmiarlo o disprezzare il suo rappresentante
sono reati capitali. Secondo le diverse religioni, fu così ovunque nel mondo
per tutto il medioevo, e negli Stati islamici così è tutt’oggi, mentre la
Chiesa non riuscì a reprimere la libertà di pensiero rinata, a gran distanza
dall’epoca classica, fra Quattro e Cinquecento. Nulla fu più indubitabile,
nemmeno l’esistenza di Dio: l’ordinamento fondato sul cristianesimo si sgretolò
dalle fondamenta. Dopo il fallimento della Restaurazione, cominciò l’epoca
della frammentazione ideologica, in cui posizioni conservatrici, liberali,
comuniste, anarchiche, fasciste si contrapposero dapprima a parole, poi con i
fatti, tra cui due guerre mondiali e il rischio di una terza. Si è infine creata
l’attuale omogeneità politica tra molti Stati attorno a un sistema pluralista,
con poteri separati e rinnovati a scadenze prefissate, parte dei quali a
suffragio democratico; prevalgono generalmente forze moderate rispetto alle principali
teorie, a discapito di quelle radicali. Non manca alcun genere di dissenso, ma
quando ai mali vecchi e nuovi di cui tuttora soffrono le società contemporanee
si vorrebbe ricorrere a ricette anacronistiche, dagli esiti come minimo ambigui,
esso non merita alcuna considerazione, men che meno quando si cerca di imporle
con la violenza.
Se l’ordinamento cambierà di nuovo, sarà per una forte convergenza evolutiva
delle idee fondamentali, e ciò potrebbe rendere la partecipazione all’attività
legislativa ed esecutiva equiparabile a ogni altra professione, sebbene in una
posizione di particolare rilievo. La selezione per esami di competenza
eliminerà i fattori estranei alla sostanza politica che intervengono attualmente
per catturare il consenso di massa, a suon di retorica e di lauti finanziamenti.
La probabilità dell’errore sarà fortemente ridotta, ma nel caso il politico ne
risponderà in termini di arretramento di carriera, di esclusione dal ruolo o di
pena, a seconda della gravità, com’è previsto per qualunque altro cittadino.
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