Vi è un
consorzio dai confini imprecisi, sparso a macchia di leopardo sulla superficie
del Globo, unito da un comune concepire e volere: quello dell’amore di sé come
parte di un amore molto più grande, che comprende esseri umani, opere d’arte,
animali, piante, paesaggi terrestri e marini. Quello che li difende, lottando contro malattia,
errore, ingiustizia e morte, ma accetta serenamente l’inevitabile assoluto, il destino
mortale. Quello di chi si spende per la verità e la giustizia terrene, senza riguardo al
costo che può comportare, anche fosse quello più alto. Ovviamente, chi, in
genere, percepisce e vuole altro, ad esempio l’aldilà, o piuttosto il maggior
potere d’acquisto possibile, con quali conseguenze per gli altri non importa, di
questo consorzio non fa parte, a malapena ne sa qualcosa; tuttavia, vi è fra
questi chi può cambiare, entrarvi, perfino diventarne elemento di forza. Sapere
se e quanto esso possa estendersi, non ci è dato. L’amicizia universale non è
una previsione, giusta o sbagliata, è semplicemente la miglior condizione
immaginabile per questo pianeta, il più bel progetto a cui si possa
contribuire.
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